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Lo Scalone d’Onore

 

Il modello ispiratore di tutti i piu bei scaloni mondiali

Introduzione

Lo Scalone d’onore è il biglietto da visita dell’intera Reggia di Caserta, ed il luogo nel quale è chiarissima la grandiosa visione del Vanvitelli. Lo Scalone ed i due vestiboli costituiscono un vero e proprio gio­iello di architettura nei quali il genio vanvitelliano esprime la sua massima creatività. Perfetta sintesi del classicismo e della scenografia teatrale barocca, essi costituiscono il fulcro delle altre parti del Palazzo.

Vanvitelli per non spezzare l’effetto ottico del celebre Cannocchiale, pose lo Scalone al centro del palazzo su uno dei lati del vestibolo. Qui troneggia l’Ercole Farnese, il quale da un lato nasconde alla vista l’ingresso al foyer del Teatro di Corte, dall’altro sorveglia  l’ingresso dello Scalone d’Onore.

Salendo i primi gradini lo Scalone appare subito maestoso ed immerso in una luce tranquilla, accentuata dal sottile chiaroscuro dei marmi e delle decorazioni. Salendo l’immenso scalone la visione si fa sempre più complessa mentre si giunge nel ballatoio superiore, avente ai lati due leoni di marmo, simbolo di potenza e maestà, e di fronte una grande parete dominata dalle immense statue del Merito, della Maestà Regia e della Verità. Ora voltandoti noterai che, quello che pensavi fosse la parte finale dello scalone, improvvisamente si espande in due enormi e spettacolari scaloni paralleli terminanti con una struttura ad archi e colonne richiamanti la forma di un tempio. Solo ora potrai ammirare tutta la maestosità dello Scalone e notare in alto, a 42m di altezza, una enorme cupola che lo sovrasta.

Mentre salendo sarai immerso nella luce proveniente dalle enormi finestre laterali (prima invisibili), noterai che il vestibolo superiore è molto diverso da quanto immaginato, ed entrandovi avrai la sensazione di essere come in un tempio. Voltati e vedrai la statua della Maestà Regia dominare lo Scalone, di cui non riuscirai mai a percepire l’esatta dimensione, ed alzando lo sguardo vedrai la cupola e la sua particolarissima struttura, che un tempo ospitava l’orchestra.

Ora dal vestibolo superiore potrete finalmente accedere alle Anticamere degli Appartamenti Reali, ed alla Cappella Palatina.

La struttura architettonica

Come giunse Vanvitelli a questo capolavoro dell’architettura? Sono evidenti i richiami delle sue opere precedenti nella Reggia di Caserta, nessuna era mai arrivata a così alti livelli di fantasia, arte e tecnica costruttiva, di sensibilità pittorica e di virtuosità prospettica, di audacia e di calcolo matematico. Ma se si osservano i suoi schizzi per scenografie, e si pensa allo stile pittorico del padre, il famoso vedutista Gaspar van Wittel, non ci si sorprende più: da un lato eredita lo stile del padre fatto di ampi spazi pieni di luce e sottili variazioni di colore, e dall’altro lo Scalone d’Onore sembra la realizzazione fisica di uno di quei fondali architettonici dei Bibiena che meravigliavano i teatri d’Europa, ma con la fondamentale differenza che le difficoltà costruttive superate dal Vanvitelli furono ben diverse da quelle affrontate dagli scenografi teatrali, i quali dovevano solo creare un effetto decorativo e visto da un unico punto di vista (la platea), Vanvitelli dovette creare una enorme e reale struttura architettonica, e con ben sei punti di vista (vestibolo inferiore, scalone, ballatoio, scaloni superiori, cupola e vista dal vestibolo superiore).

Lo Scalone d’Onore della Reggia di Caserta, ebbe un effetto rivoluzionario nell’architettura mondiale, tanto che oggi è molto facile ritrovarne lo stile negli innumerevoli scaloni di ingresso dei più bei palazzi e teatri del mondo.

Dimensioni dello Scalone. (da intendersi come minime)

  • 18x24m (lxp esclusa profondità finestre)
  • Altezza a livello della prima cupola: 27m
  • Altezza a livello della seconda cupola: 32m
  • Altezza a livello delle strutture che reggono la cupola: 38m
  • Larghezza scaloni: centrale 8m, laterali 5m ognuno
  • Volume totale escluso vestibolo superiore a livello della prima cupola: 11.664m3
  • Vestibolo superiore: 27x27m

Rilievo dello Scalone

Modello ligneo eseguito da Antonio Rosz.

Lo scalone centrale

L’impatto visivo è immediato e folgorante per chiunque attraversi il cannocchiale per la prima volta: la breve scalinata iniziale limitata da due pilastri del vestibolo, e sovrastata da un grande arco (avente la stessa inclinazione della scala) ci spinge inevitabilmente alla salita.

 

Ora inizia il gioco percettivo del Vanvitelli . Salendo lo scalone (gradini larghi 8m e fatti di un solo pezzo di pietra Lumachella di Trapani), noteremo le pareti laterali di marmo che, illuminate dal riflesso delle invisibili finestre superiori, danno luce allo scalone e contemporaneamente ci portano a guardare solo verso l’alto e mai lateralmente. Seguendo il motivo decorativo delle pareti laterali, si giunge al ballatoio superiore.

Inizialmente avrebbe dovuto avere la stessa larghezza della altre rampe ed anche due balaustre laterali, ma Vanvitelli decise di allargarlo e rimuoverne la balaustre per aumentare la monumentalità. Infatti i gradini sono formati da una unica lastra larga 8m, in modo che non vi siano giunzioni a distrarre la nostra attenzione.

Rilievo dello Scalone

Il primo pianerottolo

Il ballatoio rettangolare superiore è dominato ai lati da due leoni di marmo a significare, come si deduce dalla Dichiarazione dei disegni “del Vanvitelli, la forza della ragione e delle armi che assicurano al re il “possesso dei regni suoi”. Il leone destro è opera di Tommaso Solari mentre quello a sinistra è di Paolo Persico. I leoni oltre ad avere una funzione simbolica e decorativa, hanno anche una funzione estremamente pratica per Vanvitelli: se non ci fossero, salendo la scala, si noterebbe l’angolo di giunzione tra la parete e la balaustrata superiore del secondo scalone annullando l’effetto sorpresa tanto ricercato.

Rilievo dello Scalone

La facciata

 

Giunti alla fine dello scalone troviamo l’immensa parete di fondo. Essa è suddivisa in tre sezioni principali dominate da tre enormi sculture contornate da cornici, ed al di sopra da tre elementi ad arco, di cui due dotati di finte finestre dipinte, ed al centro da una semi-cupola cassettonata. Al di sotto della statua centrale vi è una grande porta con ai lati due semi-pilastri decorati con trofei a bassorilievo. Osservando la statua centrale è possibile notare dietro essa la presenza di una sala dal quale, attraverso una rampa circolare, i musicisti salivano in cima alla volta dello scalone.

Questa è l’unica volta in cui Vanvitelli concede allo sguardo di muoversi liberamente, mentre solitamente nello Scalone d’onore ogni singolo movimento del nostro sguardo non è spontaneo, ma abilmente calcolato dall’ Architetto. Ciò non accade in altri grandi scaloni europei come, ad esempio, quello in Palazzo Bianco a Genova e nella Reggia di Würzburg, dove l'abbondanza decorativa e la forma delle rampe disperde la nostra attenzione.

Si potrebbe anche aggiungere che, probabilmente, il Vanvitelli abbia inserito lo spazio dietro la Maestà Regia per distrarci un attimo dal proseguire la salita, in quanto ciò aumenta ulteriormente l’effetto sorpresa voltandosi.

Rilievo dello Scalone

Le statue

Le tre enormi statue furono volute dal Vanvitelli per intimorire i visitatori durante la salita. Leggiamo le sue parole estratte dalla Dichiarazione dei disegni della Reggia di Caserta (riadattato):

Tra i molti soggetti che possono adattare a questo progetto, questi tre sono stati scelti perché sembravano i più adatti. Due sono i principali motivi per cui di solito i sudditi chiedono udienza al re: uno è per chiedere protezione, l’altro è per pretendere incarichi. Ma siccome tra quelli che vanno a lamentarsi a volte ci sono anche i calunniatori, come coloro che hanno pretese sfacciate, così per tenerli lontani dalle orecchie del Principe, fin dall’inizio della scala essi sono avvisati di non venire qui a diffamare nessuno, né che venga a pretendere qualcosa se lui stesso non ha alcun merito, perché la Maestà del Re, giusta giudice del vero, e del merito, non si lascerà incantare da loro.

Il progetto originale del Vanvitelli prevedeva una iscrizione sotto ogni statua, poi non aggiunte.

A sinistra: “Il Merito”

QUI GRAVIS ES MERITO GRAVIOR MERCEDE REDIBIS

(più grande è il merito, maggiore sarà la ricompensa)

Autore: Andrea Violani.

La statua del Merito ha l’aspetto di un giovane militare dell’antica Roma con una corona di alloro sul capo, tradizionale simbolo di origine romana utilizzato inizialmente per celebrare le vittorie militari, ed in epoche successive per esaltare l’eccellenza intellettuale. Ha l’aspetto giovane in quanto il Merito è sempre giovane finché non viene riconosciuto, e che lo si ottiene servendo il Re, od in ambito civile e militare. Ha un libro nella mano destra (chiuso, perché se si dà sfoggio dei propri meriti, li si toglie importanza), e mentre la mano sinistra è appoggiata su una spada (però infoderata), col piede destro sta per salire su maci­gno poiché, come scrisse Vanvitelli nella sua Dichiarazione “a rendersi meritevole fa d’uopo superare le asprezze” (per avere valore bisogna affrontare le difficoltà).

Per invitare a proseguire la salita a "quei folli che, forse, lo meriteranno," sarà scritto nella base:

 
 
Al centro: la “La Maestà regia”

AD MAJESTATEM ACCEDENS PERPENDE QUID AFFERS

(prima di avvicinarti alla Maestà, rifletti su cosa vieni a pretendere)

Autore: Tommaso Solari.

L’imponente Maestà regia, la più grande delle tre statue, è collocata nella nicchia più maestosa delle tre ad indicare la maggiore importanza della figura del Re. La statua sormontata dalla conchiglia, classico simbolo del Vanvitelli, è dotata di mantello reale e corona, ed è seduta sopra un leone che, oltre ad essere il logo dello stemma reale spagnolo, è simbolo di potenza e clemenza, virtù che proprie del Re. A simboleggiare il comando, nella mano destra impugna uno scet­tro con alla punta un occhio aperto a “dinotare che conosce ciò che comanda”, mentre con la sinistra ferma il leone a significare che il Re blocca non solo i piccoli sudditi ma anche i grandi.

 

 
 
A destra: “La Verità”

VERA FERENS VENIAS LATURUS FALSA RECEDAS

(venga avanti la verità, si omettano i peccati veniali, si allontani il falso)

Autore: Gaetano Salomone.

La Verità (immaginata con un piede sul mondo ed un dito che indica il sole.

La Verità, rappresentata da una donna vestita con una toga quasi trasparente, vuole significare che, come dice lo stesso Vanvitelli, “per quanto ella si copra, suole mostrar sempre le bellezze della sua nudità”. Nella mano destra innalza un sole, e come esso illumina l’universo, la Verità illumina anche le cose invisibili. Ha inoltre le dita della mano sinistra piegate tranne l’indice con il quale indica il sole, e il piede sinistro poggiato sul mondo ad indica­re che la verità trionfa sempre.

 
 

Le rampe parallele

Le rampe parallele, larghe 5m sono di larghezza più limitata rispetto allo scalone centrale (8m). Esse ci conducono dal ballatoio al Vestibolo superiore di forma ottagonale (27x27m).

Le rampe, nonostante la loro lunghezza, hanno una penden­za di soli 15°, raggiunta dal Vanvitelli tramite l’inserimento elementi di interruzione delle stesse (piccoli pianerottoli e brevi gradinate), sia per facilitare la salita, sia per non farci abituare ad esso riducendo la soglia di attenzione, allo scopo di aumentare la spettacolarità dello Scalone d’onore. D’altronde la funzione primaria di tale struttura è di rappresentare scenograficamente la grandiosità e la ricchezza del sovrano, certamente non quella di "semplice" scala, al cui scopo vennero infatti create altre 56 scale interne, addirittura due ascensori (la Sedia Volante, uno dei primi ascensori al mondo) e la mai realizzata rampa elicoidale alle spalle della Cappella

La cupola

La luce dei grandi finestroni laterali si raccoglie nella immensa volta che a sua volta la riflette verso il basso. La volta è stata dipinta da Gerolamo Starace e rappresenta “La reggia di Apollo”, ed ha un oculo centrale, in quanto al di sopra di esso vi è uno spazio destinato all'orchestra che suonava quando il Re saliva lo Scalone.

La cupola del Vanvitelli vista di sera

La scelta di creare una doppia cupola probabilmente deriva dalla cupola della St.Paul’s Cathedral di Christopher Wren a Londra, ma soprattutto da quella de Les Invalides a Parigi, dove Mansart, già nel 1680, aveva sviluppa­to in tre calotte il modello a doppia calotta creato dal Brunelleschi in Firenze, sino a quella di San Pietro di Michelangelo. Tale modello si diffuse in quanto:

  • consentiva di suddividere meglio lo spa­zio interno;
  • consentiva di aumentare l’altezza e quindi renderla visibile da lontano sino a farla divenire un simbolo;
  • l’in­tercapedine tra le due cupole permetteva di nascon­dere le strutture interne che reggono le cupole.

Mansart per la sua cupola applicò lo stesso principio, ma vi aggiunse una calotta intermedia totalmente affrescata, in modo da poterla vedere attraverso l’oculo della cupola inferio­re, raggiungendo un effetto scenografico di grande successo, più volte imitato negli anni a venire.

La scelta di Vanvitelli sembra quindi soprattutto scenografica, non essendoci altra cupola sul tetto della Reggia se non la lanterna del terzo Vestibolo, quest’ultima poi molto ridotta in fase realizzativa. In realtà l’inserimento di una doppia calotta risponde anche a necessità architettoniche: senza l’oculo centrale, l’enorme volta di oltre 480m2 a 30m di altezza col suo peso avrebbe creato una spinta eccessiva verso le pareti laterali, e non essendoci strutture superiori a “schiacciarne i bordi” come nel caso del Teatro di Corte, sarebbe molto probabilmente crollata. Creando un oculo centrale, il peso della cupola e la spinta sui muri diminuiscono, e siccome, molto probabilmente, l’interno di tale cupola è fatta di materiali leggeri quale, ad esempio, la pietra pomice proveniente dal vulcano Vesuvio, ciò ci fa pensare ad un'altra famosissima cupola con oculo centrale, quella del Pantheon di Roma. (da architetto del Papa, è estremamente probabile che Vanvitelli abbia studiato la struttura interna del Pantheon). (NDR)

Lo schema progettuale della cupola

La cupola intravista dal vestibolo superiore

Lo spazio per coro ed orchestra sotto la finta volta.

Particolare della struttura che sostiene la volta. 

L’oculo ha forma di ovale equilatero circondato da archi a tutto sesto (4 sui lati maggiori, 3 sui minori), ma osservando i quattro angoli si nota tuttavia che l’arco cambia forma, divenendo una sezione di volta a crociera. Per mascherare la giunzione delle volte dei due archi, Vanvitelli fa dipingere gli affreschi di forma tonda, che, quindi, non hanno una funzione solo decorativa(Opera di G. Starace e rappresentati le quattro stagioni). Vanvitelli ancora una volta ribadisce il suo principio base: forma e funzione.

La cupola superiore,invece, non ha alcun oculo centrale. Come è possibile? La genialità del Vanvitelli ha fatto sì che tale volta non sia in realtà in muratura, ma sia “finta”. Questa “lamia finta” è in realtà un controsoffitto creato da ebanisti guidati da Antonio Rosz (l’artista che creò i modellini in legno) e costituito da una “incannucciata” incollata alle centine e sospesa con tiranti di legno al tetto. Una soluzione ingegnosa che risolve sia il problema del peso, che quello di dover decorare oltre 480m2 di soffitto senza poter contare su sostegni centrali.

Questa cupola è uno straordinario capolavoro di fantasia, arte, tecnica ed audacia costruttiva.

Il vestibolo superiore

Salita la seconda rampa di entra nel vestibolo, di aspetto simile quasi ad un tempio, e strutturalmente simile a quello del piano terreno gli corrisponde, ma molto più elegante e ricco di ornamenti.

 

 

È difficile stabilire dove finisca lo Scalone ed inizi il Vestibolo superiore, non esistono porte o cancellate che sepa­rino in modo netto lo spazio esterno (il Cannocchiale), dall’ interno alla Reggia. il Vestibolo superiore si può considerare quindi come l’ultima porzione di spazio esterno prima di accedere agli Appartamenti reali o alla Cappella Palatina.

Di forma perfettamente ottagonale, è cir­condato da un portico, e ciò evoca architetture tardo antiche (ad esempio la chiesa di S. Costanza in Roma, la Cappella Palatina di Aquisgrana) ed edifici medievali, come la bizanti­na San Vitale a Ravenna, ma soprattutto ricorda la basilica veneziana di Santa Maria della Salute di B. Longhena. La struttura ottagonale consentiva di mantenere la parte centrale libera, e di distribuire in ogni lato del portico che lo circonda una categoria di persone (dame di corte, dignitari, prelati, personale di corte, etc.) separandole dai pilastri.

Come si nota dagli schizzi di progetto, Vanvitelli attribuiva estrema importanza a questo spazio baricentrico perché:

  • È il nodo di passaggio principale dell’intero palazzo;
  • È il centro del palazzo da cui si dipartono i due bracci ortogonali che lo suddividono;
  • Avrebbe dovuto sostenere una grande cupola con base ottagonale per poter osservare dall’alto la nuova città di Caserta in costruzione, ma anche perchè sarebbe divenuta il punto focale del palazzo visto dal lunghissimo viale rettilineo che avrebbe dovuto unire la Reggia a Napoli.

 

La struttura

Come detto in precedenza il vestibolo superiore ha la stessa struttura del corrispondente inferiore, ma è differente nell’aspetto. Se infatti li si confrontano osservandoli dal pianerottolo dello scalone centrale, si nota che quello inferiore è immerso nella penombra, con le possenti colonne a reggere il peso delle strutture sovrastanti. Alzando lo sguardo verso il vestibolo superiore, incorniciato da un portico a tre archi, si nota svela uno spazio più luminoso, elegante nell’impiego dell’ordine ioni­co e di marmi policromi, e con le quattro vetrate alte dodici metri che si affacciano sui quattro cortili interni.

Rimarcando piu volte a penna la zona del vestibolo superiore, Vanvitelli dimostra quanto fosse importante per il progetto.

Il rilievo moderno sovrapposto al progetto del Vanvitelli. Notare la grande cupola prevista in origine, ma sostituita poi da una lanterna di dimensioni molto minori.

Pianta della volta del Vestibolo superiore. Notare come solo la parte centrale sia costituita da un ottagono perfetto, quella esterna no per poter ottenere spazi quadrati nella zona degli ingressi agli Appartamenti ed alla Cappella.

Il Vestibolo superiore è suddiviso su due diversi livelli di altezza, con la parte centrale sollevata e connessa tramite sette gradini. Ciò oltre ad avere una funzione funzionale ed estetica, ha permesso al Vanvitelli di ridurre l’inclinazione delle rampe laterali dello Scalone. Senza questi sette gradini, a meno di non inclinare le rampe laterali, o ridurre l’altezza del Cannocchiale (e quindi avrebbe pure dovuto modificare l’aspetto delle facciate esterne), avrebbe anche dovuto ridurre l’altezza e la proporzione non solo del portico ma di tutta la parte superiore dello scalone a livello delle finestre e delle statue. Una soluzione semplice che dimostra la genialità ed il senso pratico del Vanvitelli.

Questi sette gradini vi invitano ad una inevitabile sosta: qui con una perfetta sintesi di Utilitas e Venustas (Utilità ed Estetica, o Forma e Funzione, il principio base del buon design), noterete che degli otto lati del portico che circonda l’ambiente centrale, quattro hanno un soffitto circolare incassato, quattro una volta a crociera, e sembra quasi che l’intero ambiente si avvolga nella spirale della grande cupola centrale. Posizionandosi al centro noterete invece che, al contrario, sembra che da quel punto si espanda l’intero Palazzo. E’ in questo preciso punto, infatti, da cui è possibile osservare la Maestà Regia, da un altro lato il susseguirsi dei monumentali saloni, la Cappella Palatina ma anche gettare uno sguardo obliquo alla grandi finestre che si affacciano nei quat­tro cortili.

Al centro del Vestibolo vi sono otto grandi pilastri ionici di forma trapezoidale, dotati di sei paraste (colonne piatte) due colonne di marmo dal colore più acceso, utili a rendere più snello il pilastro ed a sottolineare l’ambiente centrale, ma anche per direzionare lo sguardo verso le sale o verso le finestre. Il susseguirsi di colonne e pila­stri che si incrociano con gli archi e le volte creando tanti punti di fuga prospettica, altro non è che la materializzazione della scenografia teatrale barocca “veduta a fuochi multipli” dei Bibiena, dove il fondale teatrale, infatti, ha una decorazione con prospettiva con punti di fuga multipli. Ciò prova non solo il passato da scenografo del Vanvitelli, ma ne dimostra la creatività ed il grande senso pratico.

Le colonne

Le pareti dello Scalone sono scandite da sporgenze e rien­tranze minime, eleganti decorazioni e semicolonne ioniche, e sono rivestite di marmi grigi e rosati sapientemente disposti a creare un sottile effetto chiaroscurale. Le semicolonne ioniche hanno un ordine gigante1, sono affiancate da lesene2, ed incorniciano i vani finestra. Per maggiore precisone bisogna affermare che, è parzialmente errato parlare di semi-colonne, in quanto esse sono inglobate nella parete solo per 1/4.

Più lieve e delicato del precedente ordine tuscanico del vesti­bolo inferiore, quello ionico, nonostante non raggiunga una particolare perfezione, ha il merito di essere quasi privo di difetti, in quanto non troppo massiccio come l’ordine dorico, né troppo raffinato come il corinzio.

Seguendo i principi del Vitruvio e del Vignola, per ovviare alla cattiva base ionica (gli elementi più pesanti che la compongono non sono posti in basso, ma in alto, e ciò danneggia la solidità), Vanvitelli la sostituisce con la bella base attica: due tori (dischi) di spessore differente raccordati da una scozia (rientranza), creando un effetto magnifico, poiché integra solidità e bellezza.

Invece del capitello ionico piatto utilizzò il capitello ionico moderno, il quale avendo le volute sporgenti e l’abaco concavo, consentiva di farlo spiccare dalla parete. La trabeazione ionica è semplice ed elegante, e divisa in tre fasce di altezza diversa.

 

Il capitello ionico moderno. Tratto dall'Encyclopédie di Diderot e D'Alembert

Le proporzioni dei singoli elementi sono molto vicine all’ordine ionico descritto da Palladio in cui la colonna risulta alta 19 moduli e la trabeazione 4. Difatti, nel nostro caso, la colonna è pari a 19,5 moduli e la trabea­zione sempre di 4.

Vanvitelli non ha avuto alcun ripensamento per l’ordine architettonico da scegliere: sia nei disegni della Dichiarazione che nell’esecuzione viene utilizzato l’ordine ionico. Le pro­porzioni della colonna rimangono pressappoco le medesime, ciò che cambia in modo rilevante è la trabeazione: nel proget­to è alta 2,5 moduli, nella realtà il doppio.

Nello Scalone d’onore, preso nel suo insieme, l’utilizzo del­l’ordine è del tutto classico, in quanto escludendo la nicchia dalla volta cassettonata che accoglie la statua centrale, non vi è traccia di dettagli di derivazione barocca.

Vanvitelli, in linea generale, si conferma a pieno titolo un esponente del neoclassicismo, cercando di utilizzare gli ordini classici secondo i canoni ideali. La perfetta corrispondenza nelle proporzioni al Vignola ed al Palladio ne sono ima riprova. Le innovazioni o variazioni dal modello l’architetto le concede nel tuscanico, alla ricerca di uno slancio altrimenti non ottenibile, e nelle singole parti degli ordini, in particolare le basi ed i capitelli: le prime più razio­nali ed efficaci nel dare l’idea di valido sostegno alla colonna, i secondi, in particolare nel composito, più semplici ed elegan­ti, alla ricerca della sobrietà che contraddistingue il suo lavo­ro a Caserta. L’architetto, emerge dalla ricerca come un prota­gonista del suo tempo che traghetta l’archi­tettura italiana del XVIII secolo dal Barocco al Neoclassico.

1 Ordine gigante: quando l’altezza della colonna è maggiore di quella di un piano.

2 Lesena: semi-pilastro sporgente da una parete.

L'analisi delle proporzioni

Il controllo della luce

Nello Scalone d'Onore vi è uno straordinario controllo dell’illuminazione. Le finestre sono poste molto in alto, e sono di due tipi:

  • una fila di finestre superiori più piccole e con forma a botte (due sono dipinte, quindi finte) ;
  • una seconda fila di forma rettangolare e di dimensioni molto superiori.

Collocare in alto le finestre, consente sia di direzionare parte della luce verso la volta dello Scalone, la quale essendo per lo più di colore bianco, riflette la luce aumentando la luminosità generale ma anche di illuminare le pareti dello scalone di ingresso. La loro collocazione in alto, quindi, ne rivela la funzione di semplici prese di luce, ma nel contempo, considerando che lo Scalone si trova all’interno della Reggia, ci rende difficile stabilire un rapporto visivo certo tra l’interno e l’esterno. Considerando anche che la facciata dello Scalone ricorda quella di un edificio, e la grande luminosità, fa sembrare la struttura concepita come un “inter­no-esterno”. Questa è l’arte scenografica di Luigi Vanvitelli.

La profondità degli imbotti delle finestre è di 2,5m, utile a dare colore e peso alla luce esterna. Come risulta nelle planimetrie (vedi sotto), essi non hanno forma rettangolare, ma trapezoidale. Le grandi finestre esterne non corrispondevano al progetto delle finestre dello Scalone, sia per collocazione che per dimensione, così Vanvitelli, piuttosto che alterare l’armonia dello Scalone, rese obliquo il parapetto, in modo sia di farle sembrare più grandi, ma anche per direzionare la luce verso la parte bassa dello scalone.

Il progetto originale VS il rilievo moderno

Sotto trovate 3 rilievi: il primo è un particolare ricavato dalla planimetria generale (tav. II, III, VIII), il secondo dalla tavola XI dedicata al solo Scalone, il terzo è il rilievo eseguito dal prof. Cundari. La scarsa congruenza dei disegni dello Scalone tra le varie tavole della Dichiarazione è dovuta sia al fatto che vi furono tre edizioni della stessa, eseguite anche da diversi incisori, e che mostrano modifiche in corso d'opera.

 

Osservando la sezione in basso (attuale), notiamo che la sezione in alto mostra la presenza di una balaustrata ai lati dello scalone centrale, non presente nella sezione centrale. Non fu mai costruita.

La rampa centrale inizialmente aveva la stessa larghezza della altre, poi per aumentare la monumentalità fu allargata di 3m rimuovendo anche la balaustra. Inoltre Vanvitelli stabilì che il gradino fosse costituito da un unico pezzo di marmo per non interromperne l'effetto monumentale.

La sezione sinistra e la centrale mostrano la mancanza della doppia volta, ma se la prima mostra esattamente l'aspetto definitivo, la seconda ha evidenti errori nel disegno. Per quanto riguardo la parte al di sotto della balaustra, l'aspetto definitivo ce lo da la seconda sezione, mentre la prima ci mostra la balaustra.

Il confronto tra la sezione antica e quella attuale mostra varie differenze:

  • il parapetto delle finestre non è inclinato
  • a sinistra è presenta la statua della Verità, poi posizionata a destra
  • la parte superiore della nicchia centrale è completamente diversa. In alto è uguale alle laterali (ora è a semisfera e cassettonata), al di sopra della statua prima vi era un frontone (uguale alla finestre esterne del palazzo), poi fu costituito da una decorazione di stile ancora barocco e con conchiglia (quasi un logo del Vanvitelli). Anche la forma della nicchia fu cambiata.
  • la struttura al di sotto dello scalone laterale fu totalmente cambiata.

Grandi scaloni mondiali ispirati a quello della Reggia

Lo Scalone d'Onore della Reggia di Caserta, come detto in precedenza, lo si ritrova nella struttura dei piu bei scaloni mondiali. E' facile infatti ritrovarne lo stile (scalone centrale da cui si dipartono due scaloni laterali che si concludono in una grande parete tripartita). Una semplice ricerca web con Google lo dimostra.

 

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